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Le Spennacchiere | Tommaso Andreini

·1224 parole·6 minuti

Presentazione delle opere originali alla presenza dell’autore
giovedì 26 maggio 2022 ore 18,30

interventi di
Massimo Bianchi Giovanni Mazzini

locandina

Stimolato dal progetto, onorato di farne parte e consapevole della sua importanza, mi sono trovato a studiare una soluzione grafica e artistica che includeva sia l’araldica di ogni singola Contrada che la “spennacchiera”.
Questa infatti è un elemento che accomuna tutti i cavalli che calcano l’anello di tufo, ma si differenzia per i colori di ogni rione.
La mia intuizione è stata quindi, quella di creare 17 spennacchiere uguali nelle fattezze e nelle dimensioni con i colori di ogni Contrada,con intorno le simbologie ed il bestiario appartenenti alla contrada stessa.
Il tutto con una tecnica grafica molto decisa, usando sanguinella e pennino a china.
Tommaso Andreini

Presentazione di Massimo Bianchi
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Se non mi sbaglio, ma credo di no, è la quarta volta che mi trovo a presentare, sempre con grande piacere, una “personale” di Tommaso Andreini e ogni volta lo faccio scoprendo qualcosa di nuovo.

Con l’amico Giovanni Mazzini ci siamo divisi i compiti per evitare sovrapposizioni e a me spetta il compito di presentare la figura di Tommaso Andreini, come uomo certamente, ma anche come artista ormai affermato.

Tommaso è nato a Siena il 25 gennaio 1977 dove ha conseguito il diploma di perito edile nel 1996 ma fin da subito la sua inclinazione è andata verso il disegno e l’arte grafica e inizia presto a dipingere presso l’Etichettificio Senese dove fa una bella esperienza di design e serigrafia e progetta le prime creazioni personali. Poi il lavoro presso la ditta Voltolini, di cui Tommaso fa tesoro crescendo nella pittura, nella decorazione e nel restauro, sperimentando nuovi metodi, nuovi materiali e nuove tecniche. Soprattutto studiando, cosa che non fanno tutti, ed è quello che caratterizza e distingue Tommaso dagli altri suoi Colleghi. Lo abbiamo visto nel ciclo dantesco, perché è difficile disegnare Dante se non lo conosci e lo possiedi; lo abbiamo visto nelle “Storie di angeli, di cavalli e di eroi” dove è apparsa chiara l’affermazione di una maturità artistica coerente con la maturità umana e l’esperienza di vita di Tommaso. È forse in quel momento che Tommaso ha mostrato il chiaro e deciso tratto delle sue figure che da allora in poi è rimasto come firma indelebile e certa delle sue creazioni, originando così una cifra che possiamo dire particolare e unica. E poi la sfida del Palio del 2 luglio 2016 dove troviamo la vera anima di Tommaso, un’anima semplice ma genuina, un’anima capace di riflettere, di soffrire in qualche caso, ma anche di gioire ed è un’anima che si diverte lavorando. E anche nell’ultima delle realizzazioni di Tommaso, quella degli “Uomini d’arme”, dove egli si è avvicinato al mondo delle Contrade in punta di piedi ma con la profondità che lo contraddistingue, con delle raffigurazioni che hanno alla base un’intensa ricerca personale che mette a frutto tutte le conoscenze di cui Tommaso dispone, le informazioni raccolte in anni di letture, di osservazioni e di riflessioni.

Un percorso di vita e di lavoro, quello di Tommaso Andreini, che inizia da artigiano, poi diventa pittore e finisce artista: un artista che ogni mattina vedo a lavoro molto presto nel suo studio, in silenzio, quando ancora le luci del giorno non sono nette e definite, ma che in solitudine riesce a pensare, immaginare, realizzare opere che sono prima studiate, poi ragionate e infine messe su tela o su carta lasciando semplicemente scorrere il pennello che segue giri che sono molte volte i giri del cuore e della passione.

E per finire, una parola molto semplice sulla collezione di oggi che sveliamo, in attesa di quanto, in maniera migliore di me, potrà dire Giovanni Mazzini. L’oggetto di questo nuovo studio di Andreini sono le “spennacchiere”, oggetti assai particolari dell’arredo paliesco, che non mi risulta che abbiano mai avuto prima d’ora l’onore di una interpretazione così organica e così completa.

Il temine corretto, contemplato anche nel Regolamento per il Palio, è quello di “pennacchiera”. La forma “spennacchiera” è una sorta di senesizzazione del termine, dove la lettera S è un rafforzativo. È usato solo una volta, all’articolo 57 del Regolamento per il Palio, per la definizione di briglia: “Tanto per le prove come per il Palio, i cavalli debbono correre provvisti della briglia con la pennacchiera portante i colori della Contrada alla quale vennero rispettivamente assegnati in sorte…”. L’articolo poi continua con la descrizione della briglia come l’insieme dei finimenti (testiera, imboccatura e redini) e nessun’altra citazione è riservata alla pennacchiera. Tecnicamente la “spennacchiera” è una striscia di cuoio che si attacca alla testiera del cavallo con i colori della Contrada. La decorazione può essere semplice, lavorata o con materiale spugnoso. La parte finale della spennacchiera è rotonda e forma una figura composta da un rettangolo allungato e stondato che poggia su un cerchio. Al centro del cerchio molto spesso troviamo uno specchio che serve solo per ornamento. In origine la spennacchiera era un vero e proprio pennacchio piumato che si è mantenuto, limitatamente al Corteo storico, fino al rinnovo del 1981.

La spennacchiera serve solamente per il riconoscimento del cavallo e la sua mancanza nei finimenti all’arrivo al terzo giro al bandierino non ne compromette la vittoria. Questa peraltro è stata per molto tempo una leggenda metropolitana, scaturita da qualche racconto letterario, che narra di lunghi duelli da parte di un fantino con un cavallo scosso per togliergli e far cadere la spennacchiera che avrebbe di fatto invalidato l’eventuale vittoria. Uno dei tanti racconti che hanno animato la leggenda paliesca ma che non corrispondono affatto alla verità. A voler vedere da vicino, anche molti senesi sono caduti in questa diceria, alimentata dalle chiacchiere che da sempre girano intorno alla magia della nostra Festa.

La spennacchiera, tuttavia, qualcosa di magico ce l’ha: è di sicuro una delle prime cose che disegnano i bambini senesi ritagliandone prima la forma su delle sagome e poi colorandole a piacere con i colori delle Contrade, non necessariamente e non solo della propria ma anche di tutte le altre, quasi per partecipare a quel Palio immaginario dei bambini che tutti noi abbiamo avuto il privilegio straordinario di correre tante e tante volte nelle nostre strade.

Il mio ricordo personale è che le facevo da solo con il cartone delle scatole da scarpe, con la carta dei blocchi da disegno, con i pennarelli dell’astuccio di scuola e con la antidiluviana Coccoina e solo dopo con il mitico Vinavil: non proprio belle come quelle di Tommaso, a dire la verità. Di sicuro le spennacchiere sono, insieme ai barberi, il primo e straordinario strumento “pedagogico” per aiutare i bambini a comprendere l’universo delle Contrade, direi ancora meglio “l’insiemistica” delle Contrade; lo strumento con il quale si imparano i colori e la proporzione degli stessi, ma soprattutto - cosa ancora più importante - si impara ad apprezzare l’unità nella diversità di questo complesso ma fantastico sistema Siena.

Tra pochi giorni, a Dio piacendo, le “spennacchiere” le rivedremo davvero sulle testiere dei dieci cavalli quando usciranno dal Cortile del Podestà e sarà anche questo un segno della ritrovata normalità.
Massimo Bianchi

Fotografie dell'inaugurazione, gentile concessione di Pietro Cinotti ©

Informazioni
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Le Spennacchiere di tommaso Andreini
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26 maggio - 10 luglio 2022 da lunedì a sabato
ore 10.00-13.00 / 14.30-19.30
chiuso domenica pomeriggio

Lombardi Arte - Via di Beccheria 19 - Siena