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Buonconvento '62 | Una domenica in settembre

·897 parole·5 minuti

È dall’amicizia e dalla frequentazione personale con Ferruccio Malandrini, che in questi anni sta revisionando criticamente il proprio archivio autoriale, che è scaturita questa proposta.

Il Comune di Buonconvento e la Pro Loco Buonconvento l’hanno accolta con grande interesse e fatta crescere.

Approfitto, quindi, di questa presentazione per ringraziare il Comune di Buonconvento, la Pro Loco Buonconvento, la Fondazione Musei Senesi, i Musei di Buonconvento e tutte le persone coinvolte a vario titolo che hanno permesso la realizzazione di questa interessante iniziativa, un ringraziamento particolare lo dedico a Jacopo Armini con cui ho condiviso ogni singolo passaggio.

A Ferruccio Malandrini rinnovo la mia stima e lo ringrazio per avermi affidato questo impegno.

Siete tutti invitati! Non mancate!

locandina

Buonconvento ‘62
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Una domenica in settembre
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una mostra di
Comune di Buonconvento
Regione Toscana
Fondazione Musei Senesi

in collaborazione con
Pro Loco Buonconvento
Musei Buonconvento
Lombardi Arte

coordinamento
Jacopo Armini
Stefano Fantini

Ferruccio Malandrini (Colle Val D’Elsa 1930) nella domenica dell’apertura della caccia del 1962, preso dalla “pulsione” di fotografare, si reca a Buonconvento (provincia di Siena) con il pullman e documenta fotograficamente le scene popolari che gli si presentano nell’arco della giornata.

autoritratto
Autoritratto, 1963 © Ferruccio Malandrini

Il mio scopo è mischiarmi con la gente, guardare le persone, guardare quello che succede, questo lo faccio anche a Firenze, 60 anni dopo, senza macchina fotografica.
Io non mi annoio mai. Ho una fissazione, di guardare le persone, come sono, immerse in un ambiente, in quell’ambiente di quel momento… cose molto semplici.
Ferruccio Malandrini

Nel giorno di festa vengono ritratte le persone che si muovono in bicicletta verso il centro del paese, gli avventori ed i commercianti del mercato di strada, il pallinaio con i giocatori di bocce, la partita di calcio al campo sportivo, la piazza allestita per la festa de L’Unità, i primi distributori di carburante, i cacciatori al ritorno dalle battute di caccia con i trofei in bella mostra, l’autocostruzione della casa familiare nei giorni di festa, la visita (in coppia) allo stabilimento in costruzione come promessa di un futuro ormai prossimo.

Fotografie pubblicate per gentile concessione dell’autore © Ferruccio Malandrini

Il valore di queste fotografie risiede senza dubbio nella loro unicità oltre che nelle capacità di documentazione che Ferruccio Malandrini dimostra di possedere. L’osservatore, guardandole, si sente trasportato direttamente nei luoghi ritratti senza percepire filtri ne distanze o straniamenti provocati da punti di vista particolari.

È un corpo di 41 fotografie, inedite, (solo 32 fanno parte dell’esposizione) che ha dato vita a questa iniziativa e ad una pubblicazione (in tiratura di 500 esemplari) progettata da Stefano Rovai, in cui i testi di Roberto Barzanti, Pietro Clemente ed Alessandro Pagni analizzano in modo puntuale e peculiare le fotografie di Ferruccio Malandrini fornendo al lettore ulteriori chiavi di lettura in ambito critico e antropologico, inquadrando l’autore nella storia della fotografia.

Per meglio conoscere l’autore di queste fotografie vi invitiamo a visionare il video proiettato all’interno del Museo della Mezzadria Senese, realizzato da Pietro Meloni, in cui Ferruccio Malandrini ci racconta di quella giornata di sessantuno anni fa e ci parla della Fotografia.

L’autore
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Ferruccio Malandrini (Colle Val D’Elsa, Siena, 1930) dal 1947 al 1979 tecnico elettricista suo primo “mestiere”. Appena ventenne comincia ad interessarsi alla fotografia ed alla sua storia.

Decisiva fu per lui la lettura de Il messaggio della camera oscura di Carlo Mollino (1949) con le immagini dei fotografi da lui proposti: Nadar, Atget, Man Ray, Alvarez Bravo, Blumenfeld; poi Un paese di Strand, quindi i libri di H. C. Bresson, W. Klein. I suoi esordi di fotografo nei primi anni ‘60 riguardano Siena, la Cecoslovacchia (1962) e la festa del primo maggio a Mensano (1963).

Nel 1964 si trasferisce per un anno a Milano e lavora come fotografo freelance presso l’agenzia fotografica dell’Unità.

Nell’agosto dello stesso anno, centrale per il suo percorso, sarà il reportage dedicato al funerale di Togliatti.

Al suo rientro a Siena organizza numerose mostre sia a carattere storico-documentario sia con le proprie fotografie, oltre a iniziare e collezionare fotografie del XIX e XX secolo.

Nel 1979 si trasferisce a Firenze dove, dopo un periodo come fotografo professionista, dal 1985 avvia un’intensa collaborazione con la Fratelli Alinari per cui ha curato mostre e pubblicazioni oltre ad essere, dal 1986 al 1988, conservatore del Museo Nazionale Alinari della Fotografia.

Negli anni 1987-2022 sue collezioni di fotografie storiche verranno acquisite dai seguenti enti: Fratelli Alinari, Firenze; Fondazione MPS, Siena; Fondazione Federico Zeri, Bologna; Kunsthostorisches Institut in Florenz.

La sua imponente biblioteca dedicata alla storia della fotografia verrà acquisita nel 1997 dalla Fratelli Alinari. È ancora molto attivo come ricercatore in campo fotografico e si sta attualmente dedicando alla rivisitazione del proprio archivio di autore-fotografo. Le fotografie di Buonconvento ’62 sono il prodotto di una recente rivisitazione.

Buonconvento ‘62
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Una domenica in settembre
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Museo della Mezzadria senese
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Tinaia del Taja (Piazzale Garibaldi), Buonconvento
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Orari:
lunedì e martedì: chiuso da mercoledì a venerdì ore 9-13 sabato e domenica ore 10-13 e 16-19

Informazioni:
museibuonconvento@gmail.com

locandina
Ferruccio Malandrini, 2016 © Stefano Fantini

Intervista a Ferruccio Malandrini
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Videointervista proiettata all’interno della mostra fotografica “Buonconvento ‘62, una domenica in settembre”.

Ferruccio Malandrini racconta quella domenica in settembre e il suo rapporto con la fotografia.

Regia di Pietro Meloni, riprese di Pietro Meloni e Stefano Fantini, montaggio di Pietro Meloni e Tommaso Fantini, traduzione di Helena Hampt. Per gentile concessione di Pietro Meloni.